Inglorious 
Coderz 

Il Vaso di PIVA

Ottimo, il primo post in un blog tecnologico non parla di tecnologia ma di Fisco.

Ebbene sì, dopo almeno due anni di titubanze alla fine mi sono deciso ad aprirmi la partita IVA.

L'ho fatto perché mi arrivano continuamente richieste di progettini che potrei realizzare nel tempo libero, e stavolta rischio di superare il massimale consentito dalla Collaborazione Occasionale (che quest'anno è anche diminuito ed è pure soggetto a limitazioni ridicole, ma sorvoliamo).

Non l'ho fatto prima perché, diciamocela tutta, ho sempre avuto il terrore di scoperchiare un vaso di Pandora che già da lontano non aveva un bell'aspetto. Il lavoro dipendente per uno sviluppatore ha un grosso vantaggio, soprattutto in Italia: a meno che non fai qualche danno davvero grave hai lo stipendio assicurato e pochi oneri burocratici, pertanto (salvo complicazioni ulteriori) puoi concentrare la maggior parte dei tuoi sforzi sul codice.

Ora che ho fatto davvero il grande passo posso dire con tutta serenità che, se siamo messi così al primo mese, figuriamoci più avanti! So che per i più dirò cose ormai ovvie, ma per me è tutto nuovo. Le mie prime esperienze sono state le seguenti:

  1. La categorizzazione che mi pertiene maggiormente è quella di software house. Dato che ormai sono un'azienda che produce software, però, mi viene sconsigliato di fare consulenze e formazione, o comunque devo cercare di farle in misura inferiore ai redditi da codice, altrimenti il Fisco si arrabbia. La mia libertà espressiva quindi viene limitata da un sistema che non riesce a ragionare per sfumature ma solo a cluster.
  2. Dato che la tassazione è proporzionale al reddito, in teoria dovrei spendere il più possibile per diminuire la differenza fra ricavi e costi. Mi è stato spiegato che chi non ha da spendere in genere si scarica dalle tasse il carburante usato in vacanza, cene al ristorante con la moglie, mobilio per uso domestico e quant'altro. È disonesto ma lo Stato si prende fino al 48% di quello che guadagni, per cui se vuoi sopravvivere il sistema ti costringe a essere disonesto. Fortunatamente il mio reddito principale è lo stipendio fisso, quindi posso permettermi di farmi derubare senza bisogno di controbilanciare rubando a mia volta.
  3. Mi è stato spiegato che dal momento in cui apri la partita IVA hai gli occhi del Fisco puntati addosso: ti controllano il conto in banca, spiano i tuoi movimenti, si fidano più di un crotalo incazzato che di te. Ogni prelievo è sospetto, perché potrebbe servire a pagare qualcuno in nero, per cui è passibile di accertamenti. Secondo questa logica, lo Stato vuole farmi andare in paranoia se voglio ordinare una pizza a domicilio.
  4. Sulla carta carburante di un mio amico un distributore appose erroneamente un timbro con la data sbagliata. Per tornare in regola, il mio amico dovette usare una carta carburante nuova di zecca e chiedere a un distributore di fiducia di apporre tuti i timbri insieme in una volta sola. Morale della favola: per i burocrati del Fisco a volte un documento falsificato è legalmente più valido di un documento autentico che presenta un errore. Corollario: non mi farò la carta carburante.
  5. A pochi giorni dall'apertura della partita IVA, un nugolo di aziende sciacalle ha mandato missive promozionali in cui mi "invitano" ad acquistare la licenza del loro software gestionale o a farmi promuovere sul loro portale web. Le virgolette sono dovute al modo in cui reclamizzano il servizio: a parte poche eccezioni, ogni lettera non era altro che un cedolino postale, con tanto di scadenza ravvicinatissima per aumentare il senso di urgenza (e frasi tipo "IL VERSAMENTO È DA EFFETTUARSI ENTRO IL"), una causale generica in cui l'unica parola di senso compiuto è "ISCRIZIONE", riferimenti all'iscrizione alla Camera di Commercio e solo in caratteri minuscoli a margine del foglio si nota la vera causale, che in genere comprende la parola "proposta". In sostanza non è una truffa ma una "comunicazione ingannevole", ovvero un tentativo di circonvenzione di incapace. Sto parlando con voi, http://www.casellariounicotelematicoimprese.com/, http://www.portaleimprese.org, http://www.softeasy.it/, Diope srls (di cui non si trova neanche un'informazione sul web), ma soprattutto http://www.infoaziendeitaliane.it: non so come facciate a dormire tranquilli la notte, sapendo che mangiate alle spalle di persone troppo distratte o ignoranti per capire i vostri giochetti. E lo Stato Italiano vi riconosce come legali.

Seguiranno altri succosi sviluppi, ad esempio dal prossimo anno sarò soggetto agli Studi di Settore (e quindi già pregusto un tizio che mi fa: "Non è possibile che tu guadagni così poco/tanto con le tante/poche risorse che hai!"). Per ora mi tengo in gola il chi me l'ha fatto fare e vado avanti, voglio vedere quanto c'è da scavare dentro al vaso.

# IceOnFire